mercoledì 24 settembre 2008

perchè il 5 ottobre ANDIAMO a votare e VOTIAMO NO

REFERENDUM ABROGATIVI DEL 5 DI OTTOBRE: ALCUNE RIFLESSIONIPiacerebbe dire che si fa un gran parlare dell'appuntamento referendario, ma purtroppo non è così ed anzi quel poco che filtra è spesso distorto, mistificato, fonte di diffusi errori di valutazione, anche fra i nostri compagni e le nostre compagne.Per correttezza metodologica è il caso di ricordare innanzitutto che i tre quesiti riguardano: 1) la legge regionale n.8 del 2004, meglio conosciuta come 'salvacoste' che, in estrema sintesi, istituiva i vincoli provvisori all'edificabilità delle coste e, dall'altra, definiva l'iter procedurale per l'approvazione del Piano Paesistico Regionale (Ppr);2) gli altri due quesiti (quelli sull'acqua) riguardano l'abrogazione dell'ambito territoriale unico e della tariffa unica regionale; Il referendum sull'urbanisticaNel primo caso il quesito referendario mira ad abrogare, perciò, una norma regionale che è del tutto superata dalla legislazione successiva e che in alcun modo, sul piano delle conseguenze giuridiche derivanti dall'eventuale raggiungimento del quorum ed affermazione del SI, avrebbe effetti sul Ppr.Ed allora, posto che il referendum è del tutto inutile, il ragionamento va spostato sul piano politico. E su questo terreno va detto che lo scontro in atto, rispetto al quale dovrebbe collocarsi la nostra iniziativa politica, è quello fra due visioni profondamente differenti dello sviluppo, conseguentemente dell'approccio alla materia urbanistica, alla difesa del territorio, alla tutela dell'ambiente. Da una parte chi come noi pensa a un modello alternativo di società e di economia che considera l'ambiente come una variabile indipendente e strategica, dall'altra chi concepisce la crescita economica come contrapposizione fra ambiente ed economia e che, dunque, non ne esclude il saccheggio, poichè esso è uno dei fattori dipendenti dal mercato.La difesa dei principi contenuti nel Ppr perciò è un elemento di importanza strategica per il progetto di società che il Prc in Sardegna si è dato e che abbiamo chiamato della nuova rinascita. Ovvero che non può esistere ipotesi di sviluppo senza la centralità dei diritti, del lavoro, della piena tutela dell'ambiente.Sostenere del resto, come accade anche in alcuni ambienti di centrosinistra, che il Ppr avrebbe bloccato lo sviluppo e che, in definitiva, sarebbe all'origine di tutti i mali dell'Isola, disoccupazione compresa, è un'ulteriore falsità. Non solo perchè l'edilizia è ferma dove è condivisibile che lo sia, quanto perchè le criticità riscontrate nella concreta applicazione del Piano (e che hanno determinato non pochi problemi alla vita quotidiana di tanti cittadini) sono da attribuirsi a una applicazione burocratica, sbagliata e spesso discrezionale del medesimo. Materia perciò di un'ampia riflessione che si dovrà fare in sede di discussione sulla Legge urbanistica (che in questi giorni è entrata in consiglio regionale).Ecco perchè il Prc si schiera per il NO e non per l'astensione, perchè (effetti giuridici a parte) la partita è tutta politica e l'obiettivo è il Ppr. I referendum sull'acquaIl secondo gruppo di referendum sarebbero (ed il condizionale è d'obbligo) quelli contro Abbanoa, quindi il Prc che ha sostenuto in questi anni una battaglia sociale, politica ed istituzionale avversa alla gestione privatistica della risorsa idrica, dovrebbe schierarsi immediatamente con i referendari. In realtà anche qui troviamo una falsificazione clamorosa del dibattito, poichè Abbanoa non ha nulla a che vedere con i quesiti.Essi infatti riguardano le tariffe e gli ambiti territoriali. Il Prc ritiene che l'acqua debba essere sottratta ai processi di mercificazione, precisamente in ragione del suo carattere di bene comune e primario essa non può che essere proprietà del pubblico, patrimonio di tutta la comunità, non di un privato, nemmeno di una sola comunità locale, tantomeno di un sindaco. Perciò riteniamo che l'ambito territoriale unico, sul quale si fonda la proprietà pubblica del patrimonio idrico regionale vada salvaguardata, come maggiore garanzia per tutti. Quindi il NO del Prc a questo quesito è la conseguenza di questo ragionamento, non di un ripensamento sulla necessità (che abbiamo non solo sostenuto ma anche provato ad inverare con una nostra proposta legislativa) di un superamento di Abbanoa a favore di una nuova gestione coerente con il carattere pubblico dell'acqua.Altrettanto dicasi per il quesito che propone di abrogare la tariffa unica regionale, posto tuttavia che un ragionamento sul costo dell'acqua per le famiglie va urgentemente riaperto, perchè eccessivo ed ingiustificato. Ma anche questa discussione investe la gestione e non la proprietà dell'acqua in Sardegna.D'altra parte tuttavia è impensabile che si proponga di tornare alle tariffe differenziate, gestite da ambiti territoriali spezzettati o addirittura autogestite da questo o quel Comune in ragione del fatto che si ha la fortuna di avere una sorgente naturale nel proprio territorio, piuttosto che un invaso artificiale o una diga, oppure il passaggio di un fiume. Il fatto che questi casi esistano, a nostro avviso, non può essere la fonte di legittimazione per un ragionamento egoistico nè per avanzare diritti di esclusività o preferenziali nell'uso e consumo di un patrimonio di tutti ed, oltre tutto, di una risorsa scarsa. In sintesi questi sono i ragionamenti politici e di merito che hanno portato il Prc ella Sardegna a maturare un orientamento per il NO in entrambi i casi, sinteticamente (ma spero in maniera chiara) trattati.Perciò mi auguro che nel dibattito in corso finalmente si recuperi una corretta dimensione dei problemi che stiamo andando a trattare e che i posizionamenti siano sulle opzioni politiche e sul merito, non su una errata valutazione delle questioni.Poichè così si rischia seriamente di fare il gioco delle destre, di dare respiro e sponda al tentativo in atto di colpire la maggioranza regionale realizzando una saldatura fra gli interessi economici dei poteri forti presenti nella società sarda ed il senso comune (spesso disinformato) delle popolazioni locali, colpite dal costo delle bollette piuttosto che dalle criticità riscontrate in questa prima fase di sperimentazione del Ppr. Si rischia ancora una volta l'eterogenesi dei fini, di produrre un effetto politico (ed anche giuridico) esattamente opposto a quello che si persegue. Rifondazione Comunista tenterà di evitarlo: perciò chiediamo a tutti di recarsi alle urne e votare NO.
Michele Piras Segretario regionale del Prc-Se della Sardegna

lunedì 22 settembre 2008

in piazza l'11 di ottobre ci sarò anche io

ORISTANO 11 OTTOBRE PIAZZA ROMA

I Giovani Comunisti della Federazione del PRC di Oristano, l’11 ottobre, scendono in piazza per manifestare il proprio dissenso alle politiche governative.

Come recita l’appello diramato qualche giorno fa dagli esponenti del cartello elettorale Sinistra Arcobaleno, è necessario ricostruire l’opposizione fuori dal Parlamento partendo dai temi sociali.
La necessità di creare una forte opposizione sociale alle politiche berlusconiane è importante anche in Sardegna ed in particolar modo nella provincia di Oristano dove giunta provinciale, amministrazione comunale del capoluogo e gran parte dei comuni sono in mano al centro destra, ecco perché si ritiene opportuno manifestare la mattina dell’11 ottobre per le vie di Oristano.
E’ importante per noi manifestare contro un governo che agisce per fare i propri interessi, mettendo in secondo piano i cittadini.
Per noi è necessaria una manifestazione di massa per esprimere il nostro dissenso alle manovre del governo, puntando il dito sui problemi quotidiani come il caro vita, la disoccupazione giovanile e no, il precariato, le misere pensioni, gli stipendi che sono bloccati mentre tutti i generi alimentari e le tasse e spese aumentano, i tagli alla scuola pubblica e la vergognosa riforma scolastica.


Ricordiamo a tutti l’appello nazionale unitario

Le politiche aggressive del Governo di centrodestra, sostenute in primo luogo da Confindustria, disegnano il quadro di un'Italia ripiegata su se stessa e che guarda con paura al futuro, un Paese dove pochi comandano, in cui il lavoro viene continuamente umiliato e mortificato, nel quale l'emergenza evocata costantemente per giustificare la restaurazione di una società classista razzista e sessista. Che vede nei poveri, nei marginali e nei differenti, i suoi principali nemici. Che nega, specie nei migranti, il riconoscimento di diritti di cittadinanza con leggi come la Bossi Fini che non solo generano clandestinità e lavoro nero, ma calpestano fondamentali valori di umanità.Questa la risposta delle destre alla crisi profonda, di cui quella finanziaria solo un aspetto, che attraversa il processo di globalizzazione e le teorie liberiste che l'hanno sostenuto. Una risposta che, naturalmente, ignora il fatto che solo un deciso mutamento del modello economico oggi operante può risolvere problemi drammatici, dei quali il pi grave la crisi ecologica planetaria. Spetta alla sinistra contrapporre un'altra idea di società e un coerente programma in difesa della democrazia e delle condizioni di vita delle persone. E' una risposta che non può tardare ed l'unico modo per superare le conseguenze della sconfitta elettorale e politica. Ci proponiamo perciò di contribuire alla costruzione di un'opposizione che sappia parlare al Paese a partire dai seguenti obiettivi:1. riprendere un'azione per la pace e il disarmo di fronte a tutti i rischi di guerra, oggi particolarmente acuti nello scacchiere del Caucaso.La scommessa ridare prospettiva a un ruolo dell'Europa quale principale protagonista di una politica che metta la parola fine all'unilateralismo dell'amministrazione Bush, al suo programma di scudo spaziale e di estensione delle basi militari nel mondo, all'occupazione in Iraq e Afghanistan (dove la presenza di truppe italiane non ha ormai alcuna giustificazione), ma anche alla sindrome da grande potenza che sta impossessandosi della Russia di Putin;2. imporre su larga scala un'azione di difesa di retribuzioni e pensioni falcidiate dal caro vita, il quale causa un malessere che la destra tenta di trasformare in egoismo sociale, guerra tra poveri, in un protezionismo economico del tutto insensibile al permanere di gravi squilibri tra il Nord e il Sud del mondo. Di fronte alla piaga degli "omicidi bianchi" necessario intensificare i controlli e imporre l'applicazione delle sanzioni alle imprese. Si tratta inoltre di valorizzare tutte le forme di lavoro: lottando contro precariato e lavoro nero, anche attraverso la determinazione di un nuovo quadro legislativo; sostenendo il reddito dei disoccupati e dei giovani inoccupati; ottenendo il riconoscimento di forme di lavoro informale e di economia solidale;3. respingere l'attacco alla scuola pubblica, all'Università alla ricerca e alla cultura, al servizio sanitario nazionale, ai diritti dei lavoratori e alla contrattazione collettiva. E' una vera e propria demolizione attuata attraverso un'azione di tagli indiscriminati e di licenziamenti, l'introduzione di processi di privatizzazione, e un'offensiva ideologica improntata a un ritorno al passato di chiaro stampo reazionario (maestro unico, ecc.). L'obiettivo della destra al governo colpire al cuore le istituzioni del welfare che garantiscono l'esercizio dei diritti di cittadinanza. L'affondo costituito da un'ipotesi di federalismo fiscale deprivato di ogni principio di mutua solidarietà4. rispondere con forza all'attacco contro le politiche volte a contrastare la violenza degli uomini contro le donne, riconoscendo il valore politico della lotta a tutte le forme di dominio patriarcale, dell'autodeterminazione delle donne e della libertà femminile nello spazio pubblico e nelle scelte personali;5. sostenere il valore della laicità dello stato e riconoscere diritto di cittadinanza alle richieste dei movimenti per la libera scelta sessuale e per quelle relative al proprio destino biologico;6. sostenere le vertenze territoriali (No Tav, No Dal Molin, ecc.) che intendono intervenire democraticamente su temi di grande valore per le comunità, a partire dalle decisioni collettive sui temi ambientali, sulla salute e sui beni comuni., prima fra tutti l'acqua. Quella che si sta affermando con la destra al governo un'idea di comunità corporativa, egoista, rozza e cattiva, un'idea di società che rischia di trasformare le nostre città e le loro periferie nei luoghi dell'esclusione. Bisogna far crescere una capacità di cambiamento radicale delle politiche riguardanti la gestione dei rifiuti e il sistema energetico. Con al centro la massima efficienza nell'uso delle risorse e l'uso delle fonti rinnovabili. Superando la logica dei megaimpianti distruttivi dei territori, del clima e delle risorse in via di esaurimento. E' fondam entale sostenere una forte ripresa del movimento antinuclearista che respinga la velleitaria politica del governo in campo energetico.7. contrastare tutte le tentazioni autoritarie volte a negare o limitare fondamentali libertà democratiche e civili, a partire dalle scelte del governo dai temi della giustizia, della comunicazione e della libertà di stampa. O in tema di legge elettorale mettendo in questione diritti costituzionali di associazione e di rappresentanza. Si tratta anche di affermare una cultura della legalità contro le tendenze a garantire l'immunità dei forti con leggi ad personam e a criminalizzare i deboli.Per queste ragioni e con questi obiettivi vogliamo costruire insieme un percorso che dia voce ad un'opposizione efficace, che superi la delusione provocata in tanti dal fallimento del Governo Prodi e dalla contemporanea sconfitta della sinistra, e raccolga risorse e proposte per questo paese in affanno. L'attuale minoranza parlamentare non certo in grado di svolgere questo compito, e comunque non da sola, animata com' da pulsioni consociative sul piano delle riforme istituzionali, e su alcuni aspetti delle politiche economiche e sociali (come tanti imbarazzati silenzi dimostrano, dal caso Alitalia all'attacco a cui sottoposta la scuola, dalla militarizzazione della gestione dei rifiuti campani alle ordinanze di tante amministrazioni locali lesive degli stessi principi costituzionali).Bisogna invece sapere cogliere il carattere sistematico dell'offensiva condotta dalle destre, sia sul terreno democratico, che su quelli civile e sociale, per potere generare un'opposizione politica e sociale che abbia l'ambizione di sconfiggere il Governo Berlusconi. Quindi, proponiamo una mobilitazione a sinistra, per "fare insieme", al fine di suscitare un fronte largo di opposizione che, pur in presenza di diverse prospettive di movimenti partiti, associazioni, comitati e singoli, sappia contribuire a contrastare in modo efficace le politiche di questo governo.Al tal fine proponiamo la convocazione per l’11 ottobre di un'iniziativa di massa, pubblica e unitaria, rivolgendoci a tutte le forze politiche, sociali e culturali della sinistra e chiedendo a ognuna di esse di concorrere a un'iniziativa che non sia di una parte sola. Il nostro intento contribuire all'avvio di una nuova stagione politica segnata da mobilitazioni, anche territorialmente articolate, sulle singole questioni e sui temi specifici sollevati.


Riteniamo che manifestare ad Oristano deve essere preso come luogo simbolico di opposizione alle politiche di destra per tutta “L’altra Sardegna” che intenda fare “Altra Opposizione”.
Ecco perché chiediamo adesioni a partiti, sindacati, associazioni e soprattutto a uomini e donne, studenti, lavoratori, impiegati, per riuscire a costruire una forte opposizione di base partendo anche da questo nostro territorio.


Per info e adesioni:
EMAIL: gcoristano@libero.it
BLOG: http://gcoristano.splinder.com/


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